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Andrea Vianello: “Vi racconto di quando l’ictus mi ha tolto la parola”

Andrea Vianello – Foto © Maria Laura Antonelli / AGF

Non è mai facile mettere nero su bianco i momenti più difficili della nostra vita. Soprattutto se si tratta di una malattia che, a volte, può anche portare alla morte. Andrea Vianello, ex direttore di Rai Tre, apprezzato giornalista e conduttore di diversi programmi televisivi, è invece riuscito a farlo grazie ad un volume intenso e toccante: ‘Ogni parola che sapevo‘, edito da Mondadori e già in tutte le librerie da alcune settimane. A raccontare ai nostri microfoni la sua storia e la genesi del libro è stato lo stesso Andrea Vianello.

Ho avuto un ictus. È una parola che fa un po’ paura, con la quale dobbiamo però imparare a convivere. Mi hanno salvato con un’operazione rischiosa e quando mi sono svegliato non riuscivo più a parlare. Non riuscivo più ad usare la mia voce. La parola è sempre stata la mia identità e il mio mestiere, in radio e in televisione. Ho dovuto affrontare una lunga, difficile e rischiosa sfida: quella di ritrovare le parole, che erano nella mia testa ma che non riuscivo più a fare uscire dalla bocca e a scriverle su un foglio bianco”.

L’affetto della famiglia del suo pubblico

Per me è stato un periodo di paura e ansia, ma l’ho vissuto anche con tanta voglia di riprendermi e di tornare alla persona che ero. Oggi probabilmente sono anche un uomo migliore, anche se ho ancora qualche problema con le parole – ha aggiunto Andrea Vianello – Scrivere questo libro è stato tecnicamente difficile, perché avevo dei problemi a parlare e a scrivere. È stata una sfida complicata, ma allo stesso tempo anche una terapia. Avevo bisogno di scrivere questa storia, raccontare questi mesi difficili, buttarmi alle spalle tutti i pensieri che ho avuto in questo periodo. E poi la grande molla, la grande missione, è stata quella di aiutare coloro che hanno avuto un problema simile al mio: persone che hanno avuto un ictus, o che stanno soffrendo perché questa malattia ha colpito qualcuno a loro vicino. Questa è stata la cosa più bella da quando è uscito il libro. Tante persone mi hanno chiamato e ringraziato per aver parlato di questo problema“.

Il ringraziamento alla sanità pubblica

L’affetto della gente mi ha colpito. Per me è sempre uno stupore leggere e sentire che le persone mi ricordano. Molti mi sono stati vicini, non solo gli amici e la famiglia che è stata fondamentale per me. Non mi aspettavo questa reazione, ho sentito la vicinanza della gente e questa cosa mi aiutato molto. Ora per me è anche una responsabilità, perché dopo aver scritto questo libro e aver raccontato la mia disavventura sono diventato un piccolo riferimento per le persone che hanno avuto a che fare con questo problema. Vorrei però ricordare e ringraziare soprattutto la nostra sanità pubblica. La mia storia è bella e forte ma senza di loro, infermieri e medici della nostra sanità pubblica, io adesso non sarei qui a raccontarla“.

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