Usa e getta, metalli pesanti e l’inchiesta di Report. Il parere del professor Li Volti, direttore del CoEHAR di Catania (INTERVISTA)
Il servizio di Report dedicato alle usa e getta e alla presunta presenza di metalli pesanti, ha fatto discutere tutto il mondo del vaping. Per fare chiarezza sui temi affrontati nell’inchiesta del noto programma televisivo, abbiamo intervistato il professor Giovanni Li Volti: direttore del CoEHAR di Catania e membro della Commissione Tecnica per la Ricerca Sanitaria della Regione Sicilia.
Professor Li Volti cosa ne pensa del servizio andato in onda a Report?
“Ho visto anch’io l’inchiesta di Report. Va detto che anche come in tutti i prodotti che non hanno a che fare con la sigaretta elettronica, si pensi ad esempio ai cosmetici, esistono prodotti di buona qualità e altri di scarsa. Report ha fatto vedere alcune usa e getta, come si è visto dalle diapositive trasmesse, che contenevano metalli pesanti e altre che di fatto non ne contenevano. Ovviamente i dispositivi non sono tutti uguali e ce n’è sono alcuni di qualità che non li contengono“.
Il tema dei metalli pesanti era già stato mesi fa al centro delle polemiche. Come CoEHAR avete fatto degli studi anche su questo tema?
“Sì, ma per questione di riservatezza non posso rivelare il nome dell’azienda italiana per la quale abbiamo fatto questo tipo di indagine. Posso però assicurare che i liquidi da noi testati non solo avevano delle tracce di metalli pesanti identiche a quelle presenti nell’acqua potabile, peraltro misurate con una metodica sofisticata che è l’assorbimento atomico, ma che abbiamo anche dimostrato all’Università di Catania, che è proprietaria di un brevetto particolare, che non contenevano micro plastiche: argomento di cui tra l’altro anche Report ha affrontato, intervistando gli stessi ricercatori che hanno misurato le micro plastiche in questi liquidi. Non ho testato tutti i prodotti presenti sul mercato, però so per certo che ci sono aziende molto serie nel Nord Italia che importano e producono liquidi, pubblicando sul loro sito i dosaggi e dimostrando chiaramente il contenuto irrilevante e molto basso di metalli pesanti“.
Le usa e getta spesso finiscono in mano a ragazzi molto giovani e minorenni. Cosa possiamo fare per evitare che questo accada?
“La legge Sirchia, introdotta più di un ventennio fa, è molto chiara e vieta inoltre la vendita ai minori di 18 anni. Questo sarebbe un bel servizio da proporre a Report. Chiediamo ad esempio al ministero quanti verbali sono stati fatti a chi fuma nei posti dove è vietato e quanti sono i tabaccai che sono stati sanzionati per aver venduto ai minorenni. Purtroppo non ci risponderanno mai, perche di fatto non ci sono questi dati. La legge è bellissima, ma viene applicata malissimo. È un peccato, perché noi abbiamo in mano uno strumento molto importante. Basterebbe applicare bene la legge, magari mettendo degli agenti in borghese fuori dalle tabaccherie per controllare e sanzionare pesantemente chi vende sottobanco“.
Cosa ne pensa della scelta cinese di equiparare la sigaretta tradizionale a quella elettronica?
“È l’errore che piu grave che si possa commettere. I paesi che hanno deciso di attuare una strategia di riduzione del rischio, come per esempio la Svezia, l’Australia o il Giappone, hanno dimostrato carta alla mano, con i numeri e in maniera incontrovertibile, che la strategia della riduzione del rischio porta chiaramente ad una riduzione dell’incidenza di patologie cardiovascolari e di morte. In Svezia con l’introduzione dei patch hanno ridotto di 300mila unità l’incidenza di malattie cardiovascolari rispetto all’anno precedente. Chi la pensa diversamente contesti i dati, altrimenti diventa soltanto ideologia“.
Perché non si riesce a far passare definitivamente il concetto che l’elettronica è molto meno dannosa della tradizionale?
“Il problema è che stiamo parlando di un argomento di nicchia. Gli stessi giornalisti conoscono a volte soltanto un piccolo aspetto della problematica. La sigaretta elettronica non è esente da rischi, quindi nessuno dovrebbe cominciare ad utilizzarla, soprattutto i giovani. Dovrebbe invece essere consigliata a chi fuma la tradizionale per ridurre il rischio. Questo è un messaggio che noi continuiamo a trasmettere alla stampa, ai colleghi medici, agli studenti di medicina, però purtroppo non riesce a passare sui media. Recentemente è stato ritirato uno studio dalla letteratura scientifica sulle patologie epatiche e sulla sigaretta elettronica, perché era stato condotto in condizioni giudicate non clinicamente rilevanti. Il giornale che aveva ripreso questo studio ha ritirato l’articolo, però molti giornalisti italiani che avevano costruito ‘castelli’ su questo studio non hanno minimamente pensato di aggiustare il tiro sulle loro riviste ammettendo l’errore. Così è facile creare danno e allarmismo. Gli studi dimostrano che il 90% di fumatori tradizionali sarebbero disposti a switchare all’elettronica o al tabacco riscaldato se opportunamente informati. Una cattiva informazione può veramente far danni“.
Possiamo dunque stare tranquilli se acquistiamo da un produttore italiano?
“Più che italiano, mi allargherei e direi europeo. In questo momento la direttiva europea sui prodotti da svapo è una delle più restrittive al mondo, quindi abbiamo una legislazione che tutela molto. Chiaro che alzare l’asticella e realizzare altre analisi come quella dei metalli pesanti può tutelare ancora di più il consumatore e rendere questi prodotti più sicuri di quello che già sono, sicuramente rispetto alla sigaretta tradizionale…e questo dovrebbe essere il messaggio che dobbiamo mandare ai nostri politici e ai nostri amministratori“.